I luoghi del romanzo “La sabbia del Messico”: in tour con Marta Lock

L’ultimo romanzo di Marta Lock, La sabbia del Messico, come i precedenti*, è fortemente caratterizzato dai luoghi in cui la vicenda si svolge. Isabel, la protagonista, giunge in Messico per intraprendere un nuovo percorso di vita. Persone e luoghi l’aiuteranno a superare difficoltà e ostacoli per ritrovarsi infine con spirito di rinnovata determinazione. E così, attraverso Isabel, andiamo alla scoperta di alcuni luoghi molto suggestivi del Messico, bellissimo Paese che Marta Lock ha visitato personalmente qualche anno fa e di cui ci racconta:

Marta_Lock«Il Messico, come d’altronde ognuno dei paesi che ho visitato, mi ha lasciato dentro delle emozioni molto forti e intense: è un paese tutto da scoprire, molteplice con delle forti differenze tra uno stato e l’altro – è diviso in stati federali esattamente come gli Stati Uniti d’America -. Il mio rammarico è di aver conosciuto, sicuramente in modo molto approfondito vista la permanenza di ben otto mesi nello splendido paese, solo la zona dello Yucatan, quella descritta tra le pagine de La sabbia del Messico».

Fra i posti più amati da Marta Lock, Puerto Aventuras, «perché è stato il primo in cui hoCopertina_La sabbia del Messico soggiornato e che identifico con il Messico, perché ero nella fase della scoperta, del respirare gli odori, del lasciarmi colpire dai colori del cielo, del mare, della folta vegetazione» e aggiunge: «Poi, ovviamente, i luoghi magici dei Maya e le bellissime cittadine più o meno grandi, ma Puerto Aventuras è stato il primo impatto… il primo colpo di fulmine nei confronti di un paese che ho amato con tutta me stessa e in cui in alcune fasi avevo anche pensato di rimanere». L’amore di Marta Lock per il Messico è completo, ne apprezza i luoghi, le persone, gli artisti: « La gente è cordiale, calda e passionale anche se sempre pacata nelle sue manifestazioni – parlo della popolazione di origine Maya che vive nello Yucatan – caratteristiche che si svelano anche negli artisti messicani: tra tutti mi piace molto Frida Kahlo che ha lasciato un profondo segno nel Surrealismo che con lei ha assunto un’accezione nuova e del tutto singolare rispetto agli altri artisti europei appartenenti a questa corrente. Nella musica mi piacciono moltissimo i Manà, gruppo divenuto famoso da noi qualche anno fa con Rayando el sol e En el muelle de San Blas ma che io avevo scoperto già nel 1998, quando lavoravo ad Akumal, grazie a un mio collega messicano che cantava sempre Vivir sin aire, brano meraviglioso. E infine un attore e cantante, Edoardo Verastegui, uomo bellissimo con incrollabili valori morali, un bello con tanta anima, valori che riconosco perché già percepiti e conosciuti attraverso le persone incontrate durante il mio soggiorno in questo meraviglioso paese».

La passione dell’autrice per questo Paese emerge dal romanzo: Marta Lock dedica infatti molto spazio anche alla descrizione dei luoghi che la protagonista, Isabel, man mano visita nel corso della vicenda; ci è allora venuta l’idea di proporvi un tour attraverso alcuni brani tratti da La sabbia del Messico, iniziando proprio da Puerto Aventuras:

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Puerto Aventuras

«Dopo un lungo tratto in discesa in mezzo alla vegetazione, prima intravide il mare, poi si svelò ai suoi occhi anche il paesaggio: un bellissimo mini paese costituito da qualche albergo, uno accanto all’altro e un piccolo porticciolo, il tutto contornato dalle tipiche palme da cocco che arrivavano fino in spiaggia. Quel luogo sembrava davvero incantevole, e Isabel ne fu sollevata, considerando il fatto che vi avrebbe fatto tappa per ben due mesi. Svoltarono in una piccola stradina in discesa e dopo una stretta curva giunsero in un piazzale circolare con un’aiuola nel mezzo […]».

Gli effetti su Isabel sono immediati:

«Da quando aveva messo piede in quel bellissimo paese si sentiva una donna nuova, lontana da una vita che l’aveva distrutta e da tutto ciò che le aveva causato sofferenza; fu come se la lontananza fisica le desse la possibilità di rinascere, anche se il cammino per la guarigione sarebbe stato molto lungo. Ma in quel posto tanto rilassante e colorato sentiva che vi sarebbe riuscita con molta più facilità di quanto previsto».

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Merida

Merida «È la capitale dello stato dello Yucatan, una città bellissima, piena di edifici coloniali ben tenuti, con le case basse e un centro molto vivo.[…] è una città molto tranquilla, nonostante abbia quasi un milione di abitanti, ed è chiamata la ciudad blanca perché gran parte degli edifici sono costruiti con calcare e intonaco bianco. Questo contribuisce a darle quell’atmosfera signorile che si sposa perfettamente con la tranquillità e la pacatezza della gente del posto. […]La cattedrale di San Ildefonso era molto bella, la più antica di tutte le Americhe, costruita in un nostalgico stile coloniale, e la sera era resa ancora più suggestiva dalle luci giallognole che la illuminavano. La piazza antistante, di pianta quadrata, era circondata ai quattro lati da panchine sulle quali erano sedute molte donne a chiacchierare mentre i loro uomini le tenevano d’occhio dalle soglie dei bar sorseggiando le loro birre. Ai margini della piazza c’era un piccolo chiosco circondato di bambini, tenuti per mano dalle mamme ad attendere il loro turno.[…] Più si avvicinavano a Santa Ana più le strade erano affollate, evidentemente quella di frequentarlo era un’abitudine locale, come le aveva anticipato Ramon, e non poté fare a meno di notare le differenze tra le persone che sceglievano di passare il sabato mattina all’interno di quel posto. C’erano donne anziane con i vestiti bianchi ornati di fiori ricamati a mano, tipici dello Yucatan, signore più giovani vestite con abiti prendisole in cotone variopinto e ragazze giovanissime con jeans a vita bassa e top corti. Il mercato era un’esplosione di voci e colori, il proprietario di ogni banco chiamava i passanti per indurli ad acquistare da lui, rimanendo stancamente seduto, tranne quando i clienti si fermavano, allora si alzava subito in piedi pronto a riempirli di merce. Il settore della frutta e verdura era il più vivace e variopinto, vista la quantità di prodotti tropicali che vi si trovavano, mentre quello della carne fu quello che le piacque di meno, forse a causa di tutti quei pezzi di animali morti appesi o per l’odore forte e acre […]».

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Isla Mujeres

Isla Mujeres  «Quando finalmente attraccarono nel minuscolo porticciolo si trovarono davanti agli occhi un gioiello di architettura coloniale caraibico, con case basse e coloratissime, dal rosa al turchese, dal giallo al verde, e lungo la strada principale tantissimi negozietti di souvenir, uno attaccato all’altro. L’isola era piena di turisti di ogni nazionalità che amavano soggiornare lì sia per la bellezza delle spiagge che per la vicinanza della barriera corallina, grazie alla quale le immersioni erano davvero spettacolari. Iniziarono la visita guidata dalla piazza principale, un largo spazio quadrato e completamente piastrellato con delle panchine sotto l’ombra delle palme, piantate negli spazi appositi. Intorno c’erano molti edifici colorati e sulla sinistra iniziava la via commerciale dell’isola, completamente chiusa al traffico. Già dalla piazza si intravedeva la miriade di persone che si affollava davanti ai negozi e lungo il percorso, e il gruppo fece lo stesso; l’atmosfera gioiosa di quel posto fece sentire Isabel completamente spensierata, come se non fosse mai passata attraverso tutto il dolore che l’aveva accompagnata per un anno intero».

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Cozumel

«Cozumel, è una piccola isoletta a mezz’ora da qui famosa per le immersioni, anche se dopo il passaggio dell’ultimo uragano la barriera corallina è stata notevolmente danneggiata, però ha un piccolo centro abitato che potrebbe visitare.[…] Cozumel le sembrò molto simile a Isla Mujeres, anche se un po’ meno colorata e notevolmente più piccola. Il minuscolo centro abitato era pieno di negozi, di attrezzature per lo snorkeling e il diving e anche gli alberghi erano di dimensioni medio piccole, attrezzati ad accogliere la gente del mare, perciò un po’ meno eleganti di quelli di Puerto Aventuras e Cancun e sicuramente più adeguati a persone giovani o, comunque, molto più sportive. Dal centro della cittadina si poteva vedere la spiaggia di Playa del Carmen, che appariva come una lunghissima distesa di sabbia bianca con tutte le palazzine colorate alle spalle, mentre alla sua sinistra si intravedeva l’insenatura dove sorgeva l’hotel che la ospitava. Il mare era di un turchese talmente intenso da sembrare dipinto e, anche al largo, non assumeva mai il colore blu scuro tipico del mediterraneo bensì diventava di un blu cobalto che faceva sembrare le acque meno profonde di quanto non fossero in realtà. L’insieme era puntinato da windsurf coloratissimi e da barche a vela che portavano i sub vicini alla barriera corallina».

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Chichén Itzá

«Chichén Itzá, il sito Maya più grande di tutto il Messico e, considerato l’effetto introspettivo e allo stesso tempo rigenerante che aveva avuto Tulum su di lei, era elettrizzata all’idea di entrare di nuovo in contatto con quella cultura estinta eppure ancora tanto viva. Partirono prestissimo perché avrebbero dovuto percorrere circa trecento chilometri e nel programma c’era anche una tappa nel cenote X’keken».

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Izamal

«Lontano dai centri abitati, la natura ai lati della strada che percorrevano, diventava più selvaggia e costituita da ampie parti di foresta tropicale interrotte ogni tanto da gruppi di capanne, piccoli e poverissimi centri nei quali vivevano nuclei familiari in cui gli uomini lavoravano nelle piantagioni di foraggio e di mais, sottopagati e troppo indigenti per permettersi una casa in muratura e soprattutto costretti ad abitare il più vicino possibile ai campi nei quali dovevano recarsi a piedi ogni mattina per eliminare i costi degli spostamenti. Fortunatamente riuscivano a portare a casa tutte le sere una discreta quantità di mais, maggiore fonte di sostentamento di tutte le popolazioni indigene. Purtroppo la lontananza dai centri abitati più grandi, non permetteva ai loro figli di potersi recare a scuola, impedendogli di crearsi quel minimo di cultura che avrebbe permesso loro di trovare un impiego migliore di quello dei loro padri, intrappolandoli così in un circolo vizioso dal quale pochissimi fortunati riuscivano a uscire. Proseguendo lungo la strada principale, le capanne nella foresta si alternavano a centri un po’ più grandi e più ricchi, grazie al passaggio e allo stazionamento dei turisti che percorrevano giornalmente quella strada in direzione Chichén Itzà. In molti di quegli agglomerati, costituiti semplicemente da una strada principale fiancheggiata da case basse, in muratura e colorate in toni pastello, il centro città era costituito semplicemente da una piazzetta dominata da una piccola chiesa, qualche negozio di souvenir, un bar e un ristorante. Fecero una tappa proprio in una cittadina simile, Izamal, chiamata ciudad amarilla perché il mercato principale e il grande convento che domina la piazza sono di un particolare giallo tuorlo, molto caratteristico e suggestivo. Essendo situata in un punto strategico di sosta sia per i visitatori diretti a Chichén Itzà che per quelli in viaggio per Merida, era ben attrezzata ad accogliere il turismo internazionale».

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Izamal

Dopo due mesi in Messico Isabel è pronta a fare rientro in Spagna: «il Messico l’aveva aiutata tantissimo, come se l’energia della magica terra dei Maya avesse assorbito il suo dolore contribuendo a creare una donna nuova, rigenerata, ma la Spagna era la sua terra, quella nella quale desiderava tornare con tutta se stessa e, alla luce della rinascita che aveva compiuto durante gli ultimi due mesi, era sicura che sarebbe stata anche il luogo in cui avrebbe trovato una nuova felicità, ricostruito il proprio futuro e superato per sempre il passato».

Copertina_La sabbia del MessicoAbbiamo evidenziato i luoghi del romanzo e vi abbiamo presentato Isabel, la protagonista, per conoscere il dettaglio delle sue vicende non resta che leggere l’intero libro che potete acquistare al seguente link  o facendo click sull’immagine della copertina qui a lato:

http://www.amazon.it/sabbia-del-Messico-Marta-Lock-ebook/dp/B0159O29LO/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1454276775&sr=8-1&keywords=la+sabbia+del+messico

 

Le immagini sul Messico presenti in questo post sono tratte dal sito ufficiale del Turismo in Messico: http://www.visitmexico.com/.

 

Un commento

  1. Tra un mese esatto sarò proprio in Messico e visiterò alcuni dei luoghi del libro! Mi sa che me lo porterò dietro e lo leggerò in aereo prima di arrivare, grazie per la segnalazione 😉

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