Prendemmo un taxi fino al Palace Hotel, lasciammo i bagagli, prenotammo le cuccette del Sud Express per quella notte e andammo a bere qualcosa al bar dell’albergo. Ci sedemmo sui lunghi sgabelli del bar, mentre il barman agitava i Martini in un grosso shaker di nikel. «È buffo quanto tu possa diventare meravigliosamente signorile, nel bar di un grande albergo» le dissi. Così si esprime Jake Barnes, il protagonista principale di Fiesta, il sole sorge ancora di Ernest Hemingway, nelle pagine finali del romanzo. L’ultima parte del libro si svolge nella città di Madrid e il bar a cui si fa riferimento è il 1912 Museo Bar dell’attuale Westin Palace Hotel, un magnifico albergo che gode di una splendida posizione: si trova infatti nel famoso quartiere “Las Letras”, a pochi passi dal Prado.
Dichiarato nel 1999 Bene di Interesse Culturale, questo albergo fu inaugurato nel 1912 e fortemente voluto da Alfonso XIII. Con lo sviluppo della linea ferroviaria e il rafforzamento dei collegamenti fra Parigi e Madrid era infatti iniziata una notevole affluenza di visitatori mentre il numero degli alberghi di qualità restava scarso e assolutamente insufficiente a coprire le esigenze di una Grande Capitale che doveva stare al passo con le altre grandi città europee. Durante la prima Guerra Mondiale questo albergo ospitò la spia tedesca Mata-Hari che proprio partendo da Madrid andò incontro al suo tragico destino nel 1917.
Il 1912 Museo Bar divenne molto celebre per i suoi cocktail soprattutto negli anni quaranta del secolo scorso, e i baristi che vi lavoravano erano diventati dei veri miti. Fra i clienti più affezionati Ernest Hemingway e Salvador Dalí. Il primo, come abbiamo giù visto, vi ambientò la parte conclusiva del suo romanzo Fiesta, il secondo dedica diverse pagine al ricordo dei tempi in cui frequentava il bar del Palace Hotel nella sua autobiografia La mia vita segreta .
Il bar conserva tuttora intatta l’atmosfera del passato. Chi vuole ripercorrere le orme di Hemingway e di Dalí ancora oggi può bere il mitico Martini direttamente al bancone del bar. Ma altrettanto buona (e, va detto, cara) è la caffetteria, in particolare suggeriamo il caffè che porta il nome del Bar (al costo di circa 12 euro mentre costano 7 euro un normale caffè e 5 euro un bicchiere di latte).
Perché non rileggere a questo punto le pagine finali di Fiesta? Qui di seguito, per concludere, un brano in cui Jake Barnes e Brett Ashley dialogano mentre sono proprio al Bar del Palace Hotel:
«Non importa quanto possa essere volgare un albergo. Il bar è sempre e comunque un posto fine» […] Toccammo i bicchieri quando furono pronti sul piano del bar. Erano gelidi e appannati. Fuori, oltre la tenda calata sulla finestra, c’era il calore estivo di Madrid […] Brett aveva preso un sorso mentre era ancora sul banco. Sollevò il bicchiere. La sua mano era ancora abbastanza ferma per sollevarlo dopo quel primo sorso. «È buono. È proprio un bel bar». «Sono tutti belli i bar» […].
Tutte le foto sono tratte dal sito ufficiale dell’Hotel;
le citazioni sono tratte dal volume Fiesta. Il sole sorge ancora di Ernest Hemingway, Newton Compton, 1989
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