Uno dei più grandi scrittori americani del ventesimo secolo, Vladimir Nabokov, lasciò San Pietroburgo e la Russia all’età di quasi 19 anni. Vi era nato nel 1899 e fu costretto e lasciare la sua Patria nel 1917. Raggiunse dapprima l’Inghilterra, visse poi a Berlino e Parigi per trasferirsi nel 1940 negli Stati Uniti dove ottenne, pochi anni dopo, la cittadinanza americana. Rimase però affettivamente legato a San Pietroburgo, la città in cui ebbe modo di trascorrere i sereni anni della prima giovinezza, quelli che nei suoi scritti autobiografici definì un’infanzia perfetta.
Oggi, fra le tante case di scrittori visitabili a San Pietroburgo (ricordiamo qui le dimore di Dostoevskij, Blok, Nekrasov, Anna Achmatova) vi è anche quella appartenuta alla famiglia di Nabokov. Poco rimane dell’appartamento di allora, ma oltre all’elegante contesto e all’atmosfera che rievocano le nobili origini dello scrittore, vi sono anche molti oggetti personali. Dopo aver perso questa casa, Nabokov e la sua famiglia non ne possedettero più; anche dopo aver pubblicato molti libri e una volta divenuto professore universitario negli Stati Uniti, Nabokov abitò sempre in case e camere in affitto. Dopo il successo di Lolita trascorse la sua vecchiaia presso il Montreux Palace, sul Lago di Ginevra. Una delle foto più celebri ritrae Nabokov nel suo appartamento al Montreux Palace e proprio questa immagine è stata selezionata per la copertina all’edizione italiana dello scritto autobiografico Parla, ricordo (Adelphi), il libro più russo di Nabokov che presentò con queste parole:
«La presente opera è un insieme di ricordi personali in sistematica correlazione tra loro che spazia, sotto il profilo geografico, da San Pietroburgo a Saint-Nazaire, e copre un periodo di trentasette anni, dall’agosto del 1903 al maggio del 1940, con solo qualche sporadica incursione nello spazio-tempo successivo».
Proprio questo bel volume, in cui si narrano con particolare enfasi i primi anni della giovinezza, rappresenta la lettura perfetta mentre si visita l’ antica casa di Nabokov a San Pietroburgo. Insieme alla passione per le farfalle, il periodo qui trascorso è infatti uno dei temi più affrontati dallo scrittore in questa sua autobiografia:
«Nella Russia leggendaria della mia infanzia, il mio primo sguardo al risveglio, in un mattino d’estate, era per lo spiraglio tra i bianchi scuri della finestra. ma se lo spiraglio era un lungo riverbero di rugiadosa bellezza, allora mi affrettavo a far si che la finestra cedesse i suoi tesori. […] Dall’età di sette anni tutto ciò che provavo davanti a un rettangolo di luce solare in cornice era dominato da un’unica passione. Se il primo sguardo del mattino andava al sole, il primo pensiero andava alle farfalle che quel sole avrebbe generato».
Oggi la casa di Nabokov è concepita come un museo che, fondato nel 1997, ha cercato di ricostruire la sala da pranzo e la libreria così come probabilmente erano in origine, durante l’infanzia dello scrittore. Sono esposti diversi oggetti appartenuti a Nabokov e si tengono regolarmente incontri letterari ed eventi, volti spesso ad indagare anche due grandi della letteratura che Nabokov amava, Čechov e Joyce.
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