«Egli adorava Caprera, la sua selvaggia isola gli ricordava, forse, la sua nave a vela, quando di notte minacciava di frangersi tra le scogliere, e il ponente, fischiando fra le sue piante che gemevano e scricchiolavano, doveva dargli l’impressione che il vento fischiasse fra le sartie facendone gemere le antenne e i cordami… Anche l’odore delle tante piante aromatiche di cui l’isola è coperta e fiorita gli dovevano ricordare le profumate brezze dell’Oceano dove aveva passato i più belli anni della sua vita. Col ritorno di Papà ricominciarono le nostre passeggiate per Caprera».
Così scrive Clelia Garibaldi nel libro di memorie in cui viene tracciato un ritratto inedito del suo famoso ed eroico padre, Giuseppe Garibaldi; come viene evidenziato nell’introduzione al volume, attraverso queste memorie «si scoprono lineamenti poco noti di quest’uomo: Garibaldi padre e marito che tra le mura domestiche affronta i problemi di un quotidiano casalingo nella sua casa di Caprera. Attraverso queste pagine impariamo a conoscere l’intimità familiare di Garibaldi, le sue emozioni e i suoi sentimenti: protettivo e affettuoso con i figli e la moglie Francesca, scrittore notturno di romanzi, vignaiolo, agricoltore instancabile».
Oggi il Compendio Garibaldino a Caprera è visitabile e come ricorda Clelia « il giardino davanti casa è ancora oggi mantenuto col sistema che voleva Papà: è il vero giardino francescano. Alberi da frutto, d’agrumi, fiori, verdure, insalatine, si confondono fra di loro, formando un magnifico miscuglio d’erbe, di colori e di profumi». Il libro Mio Padre. Ricordi di Clelia Garibaldi è stato riproposto dalla casa editrice Erasmo Edizioni in occasione dei duecento anni dalla nascita di Giuseppe Garibaldi, un testo che meriterebbe maggiore diffusione, soprattutto fra i nostri giovani studenti: le parole di Clelia aiuterebbero a comprendere come anche dietro agli eroi e agli uomini delle grandi imprese storiche ci siano famiglie, case, quotidianità.
Un commento