Nel Novembre del 1838 George Sand e Chopin giunsero, pieni di aspettative, a Maiorca. In una lettera a Julian Fontana Chopin scrisse: «Sono a Palma, tra le piante, i cedri, i cactus, gli ulivi, gli aranci, i limoni, le aloe, i fichi, i melograni ecc. Il cielo è turchese, il mare di lapislazzulo, le montagne di smeraldo, l’aria come in cielo. Di giorno c’è il sole, fa caldo, tutti vanno in giro con abiti estivi; di notte chitarre e canti per ore intere. Enormi balconi con l’uva che pende sul capo; mura moresche[…] In una parola, una vita meravigliosa […] Io abiterò sicuramente in una magnifica certosa, nel più bel posto del mondo: mare, montagne, palme, un cimitero, una chiesa templare, le rovine delle moschee, vecchi ulivi millenari. Ah, amico caro, ora mi sento vivere…. Sono vicino a ciò che vi è di più bello. Sono un uomo migliore…».Purtroppo durante il soggiorno alle Baleari Chopin si ammalò gravemente. Il compositore soffrì molto la piovosità dell’inverno e la situazione andò peggiorando con il trasferimento nel vecchio convento della Certosa di Valldemossa, oggi visitatissimo luogo turistico, anche per questi suoi celebri Ospiti. Le celle della Certosa erano molto umide, inoltre, come ricorda George Sand in Historie de ma vie, per Chopin «il chiostro rappresentava un luogo di terrore e fantasmi, anche quando stava bene. Non lo diceva, ho dovuto indovinarlo. Quando con i bambini tornavamo dalle nostre esplorazioni notturne tra le rovine, lo trovavo alle dieci di sera, pallido davanti al pianoforte, con gli occhi torvi e i capelli dritti in testa. Ci riconosceva solo dopo qualche istante. Allora si sforzava di ridere e ci suonava cose sublimi appena composte o, per essere più precisi, idee terribili e strazianti che si impadronivano di lui, a sua insaputa, in quelle ore di solitudine. Lì scrisse le più belle di quelle brevi composizioni che modestamente chiamava preludi, e sono capolavori. Ascoltandoli, si presentavano alla mente visioni di monaci morti e il suono dei canti funebri che lo invasavano; altri sono malinconici e soavi, e gli erano ispirati, nelle ore di sole e di benessere, dal rumore delle risate dei bambini sotto la finestra, dal suono lontano delle chitarre, dal canto degli uccelli sotto le foglie umide, dalla vista delle roselline pallide sbocciate sotto la neve. Altri ancora sono di una fatale tristezza e attanagliano il cuore, anche se affascinano l’orecchio. Ve n’è uno composto una sera di lugubre pioggia che mette nell’animo spavento e tristezza».
Come scrive Piero De Martini nel suo volume Chopin (ilSaggiatore), a Maiorca Chopin «completa e lima i Ventiquattro Preludi che erano ancora allo stato di appunti: visioni, impressioni, svolazzi, esempi perfetti di miniature musicali di sorprendente intensità emotiva: alcuni sono connotati da un arduo virtuosismo, sempre piegato però ai dictat della sua poesia. Saranno pubblicati come opera 28».
Il 12 Febbraio 1839 Chopin e George Sand lasciarono Valldemossa e si imbarcarono appena fu possibile per Barcellona. Qualche mese dopo, nel mese di aprile, George Sand dichiarò: «Chopin è un angelo. Malato da morire, a Maiorca ha scritto della musica che sapeva di paradiso…»
Qualcosa di peggio di una delusione: Chopin sperava che il clima delle Baleari giovasse alla sua già malferma salute, invece il tempo umido e freddo ebbe sulle sue condizioni un effetto del tutto opposto, al punto che si temette per la sua vita.
Sì, assolutamente corretto. E trovo incredibile che nel disagio vissuto, e con una salute messa così duramente alla prova, sia riuscito a portare a termine i 24 Preludi. «Chopin è un angelo. Malato da morire, a Maiorca ha scritto della musica che sapeva di paradiso…»
Per la verità non li ha portati a termine a Maiorca, comunque ne ha composti diversi a Valldemossa, nonostante tutto. Ti piace la musica di Chopin?
Sì molto. Che li abbia completati a Maiorca lo scrive De Martini nel suo testo su Chopin pubblicato da ilSaggiatore. Ma mi interessa molto la tua opinione e ti ringrazio molto dei tuoi commenti. Ho appena curiosato fra i post del tuo bellissimo blog e sei un esperto, dunque ti chiederei: possiamo affermare che molti Preludi siano fortemente “influenzati”dalla devastante esperienza maiorchina? Grazie molte e.. inizio subito a seguirti!!
Grazie dei complimenti, che contraccambio 🙂
Faccio ammenda, De Martini ha ragione: Chopin ultimò i Preludi a Valldemossa e il 22 gennaio 1839 li spedì all’editore Pleyel (che li aveva pagati in anticipo, e fu anche grazie a quel denaro che Chopin e George Sand poterono organizzare il viaggio alle Baleari). Alcuni erano stati scritti o abbozzati negli anni precedenti, a partire dal 1835 (e forse prima); per esempio, il n. 12 quasi certamente fu in origine uno degli Studi dell’op. 25, nel 1836 sostituito con un brano diverso. D’altra parte, non v’è dubbio che altri Preludi (per esempio il n. 14) siano l’espressione dello stato d’animo in cui Chopin si trovava durante quel terribile inverno a Maiorca.
La travagliatissima storia dei Preludi dell’opus 28 è talmente ricca di particolari curiosi, insoliti e talvolta sorprendenti che vi si potrebbe scrivere un romanzo 🙂