Atterrati all’aeroporto di Reggio Calabria, contattiamo il nostro autonoleggio per ritirare la vettura che ci accompagnerà in questo viaggio verso Bari seguendo le tracce di Pasolini.
Nell’estate del 1959, l’anno in cui pubblicò Una vita violenta, lo scrittore intraprese un viaggio lungo le coste italiane, da Ventimiglia a Trieste: dal Tirreno all’Adriatico, passando per lo Jonio «che spaventa». Come viene ricordato nella nota sull’Autore posta alla fine del bel volume Il viaggio jonico pubblicato dalla casa editrice Kurumuny (collana Cultural Tour diretta da Angelo Semeraro) , le note di viaggio di Pasolini, «scritte nei caffè e stanze disadorne di pensioni e hotel di provincia erano destinate alla rivista Il Successo, e furono pubblicate da luglio a settembre. Da quei fogli dattiloscritti, ingialliti dal tempo, ha preso corpo quarant’anni dopo La lunga strada di sabbia, un libro-album corredato di scatti suggestivi di Philllippe Séclier. Il volume curato dall’editore romano Contrasto, rappresenta un documento suggestivo per riscoprire il forte legame che univa Pasolini al Paese. Risalendo da Reggio Calabria e Crotone, lungo un tragitto che da Taranto, che “brilla sui due mari come un gigantesco diamante in frantumi” lo porta a Leuca, dove è attratto dallo scoglio che buca il mare sotto il faro del Capo dividendo lo Jonico dall’Adriatico, risale fino a Bari, “il modello marino di tutte le città».
Espletate tutte le formalità tipiche del noleggio auto, con emozione intraprendiamo il nostro viaggio. Partiamo dall’aeroporto di Reggio Calabria per risalire lo Jonio, raggiungere Taranto, poi Leuca, infine l’aeroporto di Bari, dove riconsegneremo l’auto. Ci faranno compagnia le parole di Pasolini, le suggestioni e gli appunti raccolti in questo suo viaggio di oramai sessanta anni fa. Bisogna tenere ben presente il lasso di tempo che separa la nostra lettura di questo suo testo dal momento in cui ne avvenne la stesura. Tanto è cambiato da allora. Ci soprende però che tanto sia rimasto uguale.
Il nostro viaggio è caratterizzato da un ritmo molto lento, diverse tappe, molte soste. Quello di Pasolini fu più rapido, come lui stesso ebbe modo di scrivere: «Credo che a pochi in Italia, sia capitato di fare, in un giorno, l’intera costa da Reggio a Taranto. Ora che sono qui, a Taranto […] mi pare che la cosa mi sia successa in sogno».
Poco dopo aggunge: «Appena partito da Reggio – città estremamente drammatica e originale, di una angosciosa povertà […] mi stupiva la dolcezza, la mitezza, il nitore dei paesi della costa. Così circa fino a Porto Salvo. Poi si entra in un mondo che non è più riconoscibile. É vero: ogni tanto si ritrovano degli scorci abitudinari: appare, come un folgorante miracolo, la dolce immensa spiaggia di Soverato, elegante, con le chiglie vermiglie delle barchette, sotto il potente sole delle due.
[…] Poi la strada lascia il mare e si interna in una zona, tutta gialla, con le colline che sembrano dune immaginate da Kafka. Il tramonto le vela di un rosa di sangue. […] Vado verso Crotone, per la zona di Cutro». Pasolini dunque si è appena lasciato alle spalle il territorio tra Catanzaro e Crotone che lo scrittore inglese George Gissing nel 1897 descrisse con queste parole: «Da entrambi i lati erano colline dai contorni leggiadri, arate in basso e spesso piantate ad ulivi. Il mare era azzurro e pareva calmissimo, ma onde bianche si frangevano rumorosamente sulla riva, ultima voce della burrasca che aveva infuriato […]». Al contrario di Pasolini, Gissing non passò da qui durante la stagione estiva (quando si trovò a Catanzaro scrisse infatti che gli sarebe piaciuto visitarla d’estate) e le sensazioni che il paesaggio trasmette mutano di certo con l’alternarsi delle stagioni.
Esplorando la zona che conduce a Crotone, Pasolini scrive: «Ecco, a un distendersi delle dune gialle, in una specie di altopiano, Cutro. Lo vedo correndo in macchina: ma è il luogo che più mi impressiona di tutto il lungo viaggio. […] Io mi butto di nuovo lungo lo straniero, il nemico, il seducente Jonio.
Taranto, città perfetta. Viverci, è come vivere nell’interno di una conghiglia, di un’ostrica aperta. Qui Taranto nuova, là, gremita, Taranto vecchia, intorno i due mari e i lungomari».
«Volo per la costa meno nota d’Italia: mi trascina una gioia tale di vedere che quasi sono cieco. […] Tutto è come bevuto, frastornato dalla luce. Riafferro la vita a Gallipoli. Misterioso centro, esistente di una regione che non esiste. È del resto una città a sè, uno stato, un po’ come Cutro. Perfetta anch’essa come Taranto, protesa, biancheggiante, in un mare squisito, puro, selvaggio […] il demone del viaggio mi sospinge giù, verso la punta estrema. Ci si arriva lentamente, mentre intorno la regione si trasforma, si muove in piccole ondulazioni, si ricopre di ulivi ».
Ed è così che Pasolini giunge a Leuca; sotto il faro del Capo uno scoglio divide il Mare Jonio dall’Adriatico. Lo scrittore definisce «tremendo, nemico e preumano» lo Jonio, è invece «caro, dolce e domestico» il mare Adriatico. Si conclude qui il viaggio jonico di Pasolini. Anche noi, come fece lui, raggiungiamo Bari, passando per Otranto e Ostuni. Ma per noi il viaggio è terminato. Restituiamo la vettura all’autonoleggio e rientriamo felici di questo viaggio alla scoperta della coste joniche calabresi e pugliesi. Pasolini invece proseguì per il Gargano, dove gli capitò di perdere il battello per le Tremiti, ma come confidò lui stesso, senza crucciarsene.
Itinerario da Reggio Calabria a Bari, sulle tracce di Pier Paolo Pasolini, in collaborazione con offertenoleggioauto.it ed Enterprise