Čajkovskij giunse a Sanremo nel dicembre del 1877 e vi rimase fino a febbraio del 1878. Decise di non soggiornare all’Hotel Victoria, il più rinomato in città, ma si fermò in una pensione che ritenne adeguata alle sue esigenze. Lo raggiunsero a Sanremo anche il fratello Modest, e un ragazzo sordomuto di cui Modest era tutore. Seppur considerasse incantevole il clima e meravigliosi i luoghi, Čajkovskij non si disse mai pienamente soddisfatto di questo suo soggiorno. Provava una profonda nostalgia per la sua amata Russia e si chiedeva come si potesse trascorrere l’inverno senza il freddo e la neve.
Ma le giornate trascorrevano proficue: alle otto del mattino ci si alzava; un caffè, una passeggiatina e poi al lavoro fino alle undici. Colazione, altra passeggiata, e poi ancora al lavoro fino alle sei del pomeriggio. Cena e poi alcune ore dedicate alla lettura e alla corrispondenza. Čajkovskij terminò proprio a Sanremo l’Onegin e compose la Sinfonia n. 4 in fa minore.
Per poter capire questo periodo sanremese del celebre compositore russo val la pena di leggere Lettere da Sanremo (1877-1877) – Pёtr Il’ič Čajkovskij, a cura di Marina Moretti (Zecchini Editore). «Nella fitta corrispondenza indirizzata alle persone più vicine e legate a lui da rapporti di affetto e di lavoro Iil compositore rivela il complesso e a volte contraddittorio e tormentoso intreccio di sentimenti che agitavano il suo animo. Le lettere alla baronessa Nadežda von Meck, al fratello Anatolij, alla sorella Aleksandra Davydova e ad alcuni tra i più importanti esponenti del mondo musicale russo, qui presentate per la prima volta in traduzione italiana, tra le descrizioni dell’ambiente, della vita quotidiana e della sua “anima malata”, ruotano sempre intorno a ciò che per il compositore è centrale: la sua musica e la possibilità di dedicarsi ad essa con tutte le sue forze, per poter “lasciare di se stesso un ricordo duraturo”. E questo gli riuscì anche grazie al periodo sanremese, una tappa importante sulla strada del suo destino».