Alfonso Dolce, “caro e geniale” figlio di Cropani

«Da entrambi i lati erano colline dai contorni leggiadri, arate in basso e spesso piantate ad ulivi. Il mare era azzurro e pareva calmissimo, ma onde bianche si frangevano rumorosamente sulla riva, ultima voce della burrasca che aveva infuriato […]», così lo scrittore inglese George Gissing nel 1897 descrisse il territorio tra Crotone e Catanzaro, fotografando il paesaggio che circonda Cropani, un piccolo e antico borgo calabrese che si affaccia felicemente sullo Jonio.

20180717_221451Un mio luogo dell’anima, a cui torno ogni anno. La scorsa estate ho ricevuto in dono da un caro amico, Francesco Dragone, il volume Catanzaro. Vento futurista, di Franco Magro, pubblicato da Calabria Letteraria Editrice. Una preziosa raccolta di tracce dirette e indirette, riconducibili al futurismo dei primi anni del ‘900, riguardante la città di Catanzaro e la sua provincia. Dopo una breve introduzione al concetto di Futurismo, il volume entra nei particolari, ricordando «la serata futurista a Catanzaro nel 1913 e i successivi incontri culturali con Marinetti del 1927 e 1937, i personaggi di Catanzaro e provincia che partecipano attivamente al movimento […]». Uno dei protagonisti calabresi indiscussi del Futurismo è Alfonso Dolce, autore teatrale nato proprio a Cropani il 22 dicembre del 1882 e morto nella sua cittadina di nascita il 31 ottobre del 1959 (quest’anno ricorrono dunque i sessanta anni dalla sua scomparsa).

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Oggi ne vogliamo tracciare un breve ritratto: come si legge nel volume di Magro, Dolce è sempre vissuto nel suo luogo di nascita, dove ha ricoperto anche cariche pubbliche, essendo stato più volte sindaco. «Anche se ha condotto una vita di periferia, diventa protagonista della storia del Teatro futurista sintetico. Nel 1921 pubblica il suo primo volume di 12 sintesi teatrali, A piedi nudi […] Marinetti letto il volume, lo trova interessante e mette Dolce in contatto con Cangiullo, che dirige il Teatro della Sorpresa, il quale lo inserisce tra gli autori del teatro sintetico, assieme a Settimelli, Cangiullo, Buzzi, Folgore, Depero ecc.

20180717_221541 Il testo teatrale A piedi nudi ottiene un buon successo e viene recensito in diversi quotidiani (1922) […] In seguito l’attività teatrale di Dolce sarà più intensa e avrà, come motivo ispiratore, sempre la vita calabrese, essendosi volontariamente isolato». Caro e geniale, così Marinetti definisce Alfonso Dolce su una dedica. Per farsi un’idea, seppur limitata, del lavoro di questo autore calabrese, si può leggere Le calze di voile, atto unico contenuto nel volume A piedi nudi, dedicato al maestro Amedeo Lizzi, valoroso pianista e compositore. Le vicende sono ambientate in un hotel di gran lusso, in una stazione climatica estiva, in alta montagna. Protagonisti sono il Marchese Rodolfo, la Marchesa Ines, Ninetta la cameriera e il Conte Ilario, Conte di Cuturella.

imagesLe calze di voile è proposto nella parte antologica del volume Catanzaro. Vento Futurista, e si tratta di una commedia veloce che risponde esattamente ai canoni del Teatro di Varietà. Uno dei punti del Manifesto pubblicato nel 1913 sul Daily-Mail recita: «Il Teatro di Varietà è assolutamente pratico, perché si propone di distrarre e divertire il pubblico con degli effetti di comicità, di eccitazione erotica o di stupore immaginativo». È quanto Dolce riesce ad ottenere con questo e altri suoi lavori, per approdare alle teorie del Teatro futurista sintetico di cui divenne apprezzato protagonista.

 

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