Goethe e le sensuali notti romane

Fuggì nella notte, in gran segreto, alla volta dell’Italia: il suo amore impossibile per Charlotte von Stein e gli anni dedicati alla vita politica e amministrativa della corte di Weimar erano i motivi principali di questo  suo meditato eppur segreto viaggio, grazie al quale sperava di recuperare la propria dimensione artistica e poetica:  fra il 1786 e il 1788  J.W. Goethe andò dunque alla scoperta delle meraviglie italiane e soggiornò a lungo a Roma. Molti anni dopo, nel 1816, pubblicò un accurato resoconto, noto con il titolo Viaggio in Italia, e in un colloquio con Eckermann, datato 5 ottobre 1829, Goethe aveva affermato: « Sì, io posso dire che solamente a Roma ho sentito che cosa voglia dire essere un uomo. Non sono mai più ritornato ad uno stato d’animo così elevato, né a una tale felicità di sentire. Confrontando il mio stato d’animo di quando ero in Roma, non sono stato, da allora, mai più felice» (cit. da Viaggio in Italia, edito da Mondadori). Specchio e frutto di questo suo entusiasmo furono le Elegie Romane che, completate entro il 1790, richiamarono anche delle critiche per il contenuto  allora considerato  addirittura lascivo e osé. Nelle Elegie appare un nome che nel Viaggio in Italia è stato sempre omesso: Faustina, protagonista di molti versi, era la giovane amante romana che allietava le notti del Sommo Poeta e rendeva sognanti i suoi giorni. Uno degli episodi più noti riguarda Faustina che traccia con le sue dita, utilizzando del vino che si era versato sul tavolo dell’osteria,  l’orario del loro appuntamento notturno; un sensuale movimento di dita che rende i due complici e ansiosi di rivedersi, il tutto sotto gli ignari occhi dello zio e della madre di lei. Dopo aver descritto questo episodio e le sensazioni di desiderio e voluttà, Goethe fa un riferimento a Roma e alla sua grandezza. L’entusiasmo e l’ebbrezza amorosa sono dunque ingredienti fondamentali per la sua personale percezione della città. Non possiamo davvero isolare Faustina (sempre che questo sia stato il suo vero nome) dalla gioia provata dal poeta durante la sua permanenza romana.

Vi proponiamo questo episodio con i versi dello stesso Goethe:

[…] Ch’oggi veder la Bella mi date, a cui scorta è lo zio,

ch’ella sovente, per possedermi, inganna.

Avea la mensa nostra corona d’amici tedeschi;

ella cercò di fronte, presso la madre, un posto.

Smosse più volte il banco, e far lo dovette con arte,

poiché mezzo il suo volto e il collo io guadagnai.

Ella parlava forte, ben più che romana non soglia;

mescea, volta a guardarmi; sgarrò, cadde il bicchiere.

Scórse sul desco il vino, ed ella col dito sottile

Segnò sul ligneo piano umidi cerchi intorno.

Intrecciò poi col mio il nome suo dolce; lì fiso

Io quel ditin seguìa, e bene ella m’intese.

Svelta compose alfine il segno d’un cinque romano,

posevi un’asta innanzi; tosto, com’io lo vidi,

cerchi tracciò su cerchi a sperdere lettere e cifre.

Ma il prezioso quattro mi restò qui negli occhi.

Muto a seder rimasi, mordendomi il labro infocato,

qual per malizia o gioco, ma pur di voglia ardente.

Pria tanto tempo a notte! Poi altre quattr’ore d’attesa!

Almo sole, tu indugi e la tua Roma ammiri.

Mai nulla di più grande vedesti, mai nulla vedrai,

te ‘l predisse, ne l’estro, tuo sacerdote, Orazio.

[…]  

Tratti da un’edizione italiana del 1993, edita da Newton Compton, con l’introduzione di Italo Alighiero Chiusano e nella  traduzione di Pirandello, nelle Elegie Romane Goethe canta dunque la sua avventura erotica e il fascino che la città eterna esercita su di lui. Sono di tutt’altro tenore gli  Epigrammi veneziani, contenuti in questo stesso volume, nella traduzione del noto germanista Andrea Landolfi, scritti in occasione di un secondo viaggio in Italia a cui Goethe fu costretto e di cui avrebbe preferito fare a meno, quasi a mettere ulteriormente in evidenza l’intensità dell’esperienza romana.

Per chi volesse approfondire, consigliamo di visitare la casa di Goethe a Roma, unico museo tedesco all’estero con una mostra permanente dedicata al suo viaggio in Italia e alla sua attività di scrittore a Roma.

Via del Corso 18
(Piazza del Popolo)

L’immagine presente in questo articolo ritrae Goethe affacciato dalla sua casa, opera dell’ amico pittore Tischbein con cui condivise l’esperienza del viaggio italiano.

Un commento

  1. Yes, Goethe is still quite famous for his infamous erotic classical poems from ROMA = AMOR, the caput mundi. For many conservative people they are too sensual, but I like them. Do then I not become wise when I trace with my eye her sweet bosom’s / Form, and the line of her hips stroke with my hand…?

    “Lieto e ispirato or qui sul classico suolo mi sento
    Con forza più gentile parlarmi qui due mondi.
    Qui seguo il consiglio, a l’opre mi do dei maggiori
    Con premurosa mano, sempre con nuova gioja.
    Però le notti amore mi tiene altrimenti occupato.
    Dotto a metà divengo, ma lieto al doppio sono.
    E non m’èduco forse spiando del seno leggiadro
    Le forme, e via guidando la mano giù per l’anca?
    Bene allor prima intendo il marmo; pensando comparo,
    Con toccante occhio vedo, con man veggente tocco.
    Che se la Bella poi mi ruba qualche ora del giorno,
    Ore mi dà la notte, che compensanmi a pieno.
    Non si bacia già sempre, si fan pur dei savi discorsi;
    E s’ella al sonno cede, medito io molto allora,
    E spesso a lei scandito con agile man su le terga
    Ho l’esametro, e spesso ho in braccio a lei rimato.
    Ella alita dolce, nel sonno leggiero, e nel fondo
    Più segreto del petto l’alito suo m’infoca.
    Attizza Amor frattanto la lampa, e ripensa quel tempo,
    Che ai triunviri suoi rendea servigio uguale…”

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