«Questo è il mio viaggio sulle tracce di otto libri perduti, libri mitici […] I libri perduti sono quelli che sono esistiti e ora non ci sono più. Non sono quindi libri dimenticati che, come succede alla maggior parte degli uomini, scompaiono a poco a poco dal ricordo di chi li ha letti, evaporano dalla letteratura, svaniscono insieme all’esistenza dei loro autori. Quei libri è possibile trovarli in qualche fondo di biblioteca e un editore curioso li potrebbe sempre ristampare. Magari nessuno ne sa niente, ma ci sono ancora. […] Per me i libri perduti sono quelli che l’autore ha scritto, anche se qualche volta non è riuscito a finirli; sono libri che qualcuno ha visto, magari ha anche letto, e che poi sono stati distrutti o dei quali non si è saputo più niente».
Così scrive Giorgio van Straten nella sua introduzione al volume Storie di libri perduti (Editori Laterza): un affascinante viaggio dell’autore iniziato a Firenze e conclusosi a Londra, passando per Francia, Polonia, Russia, Canada.
Giorgio van Straten che adesso dirige l’Istituto di Cultura italiana a New York, è andato sulle tracce di Byron, Sylvia Plath, Hemingway, Gogol, Walter Benjamin, Bruno Schulz, Malcolm Lowry e Romano Bilenchi. Alcuni manoscritti sono andati distrutti, bruciati, strappati; van Straten negli otto capitoli che costituiscono il suo bel lavoro, racconta le vicende legate a questi libri andati perduti.
«E se da un lato continuano a sfuggirci, ad allontanarsi quanto più cerchiamo di afferrarli, dall’altro riprendono vita dentro di noi e alla fine come il tempo proustiano, possiamo dire di averli ritrovati».
Lettura molto piacevole, assolutamente consigliata.
Mi hai incuriosito. Lo leggerò di sicuro